In questo libro l'autore riesce ad entrare nella testa del filosofo di Elea, a ricostruire mirabilmente passo dopo passo il procedimento logico da lui seguito nella elaborazione della sua dottrina ed a fornirci l'interpretazione autentica, completa e definitiva del poema.

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L'essere è la sostanza omogenea che costituisce il cosmo: pertanto l'essere permea tutto il cosmo, dentificandosi in tal modo con esso. L'essere è una sostanza eterna, omogenea, enorme, limitata e sferica: è la sostanza costitutiva di tutto ciò che appare ai nostri sensi (persone, animali, alberi, montagne, case, aria, nuvole, sole, luna, stelle, ecc.) fino ai confini del cosmo, cioè di se stesso. All'interno di tutte le cose che a noi appaiono separate tra loro e destinate a nascere, trasformarsi e perire, c'è un substrato unico ed immutabile, una sostanza indivisibile ed eterna, che è l' “essere”. Esso è il fondamento dell'esistenza delle apparenti cose, esso è la sostanza che permea uniformemente tutto il cosmo.

L'universo è costituito dall'essere, che è una sostanza continua, è un “continuum” omogeneo, che a noi sembra spezzettato in molteplici oggetti di diverso aspetto e colore, suscettibili di trasformazione, movimento, nascita e morte. Dal capitolo “Che cos'è l'essere di Parmenide”: Infatti l'essere di Parmenide non si trasforma, non diviene, non cambia mai luogo, rimane sempre uguale ed è eterno. In verità, dal punto di vista logico, se una cosa è oggi diversa da come era in passato, essa non è più la stessa cosa. Se una foglia verde è divenuta gialla, essa non è più lo stesso ente. Se un uomo che ha i capelli neri poi li avrà canuti non è più lo stesso uomo; una pianta che forma nuovi rami e germogli non è più quella di prima ma un'altra; e così via. Il filosofo di Elea ritiene che la trasformazione, il cambiamento, conducano l'essere gradualmente al non essere, perché le cose, trasformandosi, a) o diventano qualcosa d'altro, di diverso da se stesse, perdendo così la propria identità, la propria essenza: “Se si trasforma, deve perire ciò che prima era e ciò che non è deve nascere: ecco che l'essere perì e il non essere nacque”; b) o gradualmente giungono alla morte: “Se l'essere mutasse anche solo di un capello in diecimila anni, andrebbe interamente distrutto in tutta la durata dei tempi”. Il ragionamento logico ci dice che un ente, per rimanere se stesso, non può mutare e, se non muta, potrà rimanere in eterno.

Infatti la nostra vista fallace (“l'occhio che non osserva”: 7, 4) “spezzetta” l'essere unico-omogeneo-continuo in molteplici “cose” (astri, nuvole, fiori, animali, ecc.), attribuisce loro delle forme, “applica” sopra ad esse inesistenti colori, ed immagina che esse si muovano, che cambino colore, che nascano e muoiano, cioè percepisce queste immaginarie “cose” come colorate, mutevoli, mobili e transeunti. In realtà esse sono contigue e senza contorni e perciò continue e composte della stessa essenza, che è l'essere.

 





“L'essere è, il non essere non è”: Poiché l'essere riempie tutto lo spazio esistente (“viene a contatto con i confini”: 8, 49) e coincide con esso, al di fuori e al di là di esso non esiste nient'altro. Il globo enorme dell'essere – delimitato dalla volta sferica del cielo e costituito da tutte le “cose” (il suolo, le persone, le case, gli alberi, le nuvole, il sole, la luna, il cielo, ecc.) che la nostra vista, percependole erroneamente come singole entità separate tra loro, “plasma” all'interno di esso – si oppone concettualmente al “non essere” e lo esclude fisicamente da sé. Ma non soltanto il 'non essere' non esiste all'esterno del globo dell'essere (ipotetici enti esterni all'essere non possono esistere e non devono neppure essere pensati, perché, trovandosi fisicamente e concettualmente all'esterno della sfera dell'essere, cioè di ciò che esiste, non possono esistere); esso non esiste neanche all'interno dell'essere (sotto l' impensabile aspetto di vuoto, di mutamento di forma, di cambiamento di colore e di luogo, di nascita e di morte).

 

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Che cos'è l'essere di Parmenide: spiegazione di un enigma filosofico.

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