Antico busto di Parmenide.
In verit� le fattezze del volto di Parmenide sono inventate
perch� sconosciute, come quelle di tutti i filosofi presocratici. Infatti cronologicamente
il primo filosofo di cui � conosciuto l'aspetto fisico � Socrate.
LA "VISIONE" ED IL RAGIONAMENTO DI PARMENIDE
"Tutte le cose sono uno e quest'uno � l'essere" *
Secondo Parmenide lo spazio cosmico esistente non � illimitato, bens� � una enorme sfera.
Esso � interamente riempito dall� �essere�. L� �essere� � la sostanza, unica ed omogenea, che, compenetrando tutte le cose (inclusi noi esseri umani e l�aria) che i nostri sensi percepiscono nel cosmo, costituisce il cosmo stesso. Infatti nella �visione� del filosofo di Elea il cosmo non � composto dalle numerose entit� � pianeti, stelle, persone, animali, alberi, fiori, case, montagne, nuvole, ecc., di diverso aspetto e colore, suscettibili di trasformazione, movimento, nascita e morte � che ogni giorno appaiono dinanzi ai nostri occhi, bens� � costituito dall'essere, che � una sostanza unica, eterna, non generata, enorme, limitata, sferica, immobile, non diveniente ma sempre uguale a se stessa, omogenea, isodensa, non divisa in molteplici 'cose' bens� continua.
Dunque: Esiste soltanto l'essere. Questo essere, che � unico, viene percepito dagli esseri umani come "spezzettato" in molteplici cose, da tutte le cose che la nostra vista fallace quotidianamente ci mostra:
"a questo unico essere saranno attribuiti tanti nomi
quante sono le cose che i mortali proposero, credendo che fossero vere,
che nascessero e perissero, che esistessero e non esistessero,
che cambiassero luogo e mutassero luminoso colore" (8, 38-41)
Traduzione letterale:
"esso avr� per nome tutte le cose,
quante i mortali proposero, confidanti che fossero vere,
che nascessero e perissero, che fossero e non [fossero],
che cambiassero luogo e mutassero luminoso colore" (8, 38-41)
Immagine di sinistra. L'essere di Parmenide non � suddiviso in terra, acqua, aria, persone, animali, ecc.; esso � una enorme massa sferica di sostanza omogenea, isodensa, continua, indivisa, sempre identica, immobile, eterna. Esso riempie tutto il cosmo e quindi costituisce il cosmo.
Immagine di destra. Invece la nostra vista percepisce l'essere, la realt�, come costituito da numerose 'cose': terra, mare, cielo, persone, animali, alberi, case, ecc., che nel tempo cambiano forma, colore e luogo, che nascono e muoiono.
Quindi, all�interno di tutte le apparenti �cose� che a noi appaiono separate tra loro e destinate a nascere, trasformarsi e perire, c�� un substrato unico ed immutabile, una sostanza indivisibile ed eterna, che � l� �essere�. Esso � il fondamento delle apparenti �cose�, esso � la sostanza che permea uniformemente tutto il cosmo. L�universo � costituito da una sostanza continua, � un �continuum� omogeneo, che a noi sembra spezzettato in molteplici �oggetti� di diverso aspetto e colore, suscettibili di trasformazione, movimento, nascita e morte. Se non esistesse l'essere, i nostri sensi non potrebbero percepire le "apparenze" e neppure le apparenze di noi esseri umani e neanche di se stessi, e la nostra mente non potrebbe pensare alcunch�, neanche se stessa, non ci sarebbe nulla.
*La dottrina di Parmenide � sintetizzata con queste parole da Aristotele in Metafisica, III, 4, 1001 a 29.
Aristotele ha scritto anche: �Ci sono poi altri filosofi i quali sostennero che l�universo � una realt� unica � questi filosofi affermano che l�Uno � immobile � Parmenide, poich� ritiene che accanto all�essere non ci sia affatto il non essere, necessariamente deve credere che l�essere sia uno; costretto, peraltro, a tener conto delle cose che appaiono ai nostri sensi, e supponendo che l�uno sia secondo la ragione mentre il molteplice secondo il senso, egli pone due cause e due princ�pi: il caldo e il freddo, vale a dire il fuoco e la terra; e assegna al caldo il rango dell�essere e al freddo il rango del non-essere� (Metafisica, I, 5, 986 b 18 � 987 a 1).
E Teofrasto, allievo di Aristotele e suo successore nella direzione del Liceo, nel primo libro della sua �Fisica� scrive: �Parmenide ritenne che secondo verit� il tutto � uno e ingenerato e sferico, mentre secondo l�opinione dei molti, allo scopo di spiegare l�origine delle cose che appaiono ai nostri sensi, suppose due princ�pi, il fuoco e la terra�.
Platone nel dialogo �Teeteto� (180 e) scrive: �Melisso e Parmenide sostengono che tutte le cose sono un�unit� e che essa rimane stabile in se stessa, non avendo un luogo in cui muoversi�.
E nel dialogo �Il sofista� (242 d) Platone scrive: �La gente eleatica parte dall�ipotesi che ci� che si indica comunemente con �tutte le cose� non sia che una cosa sola�.
Come sono veramente le apparenze
"Apprenderai anche come devono essere interpretate
le apparenze che passano tutte continuamente" (1, 31-32)
Traduzione letterale:
"Ma peraltro anche queste cose apprenderai, come dovevano
essere veramente le apparenze che passano tutte continuamente"
Quindi, l�essere � un globo uniforme e fermo, all�interno del quale a noi sembra ci siano figure e colori che si muovono; � un corpo enorme all�interno del quale noi percepiamo, come figurine colorate e mobili, le apparenze (persone, animali, alberi, montagne, fiori, fiumi, ecc.).
Le cose che noi percepiamo con i sensi ( "ta dokounta" = le apparenze) esistono, ma non come tali, non come enti singoli, separati tra loro, molteplici e divenienti. Esiste il loro substrato, la loro sostanza costitutiva, che � l� �essere�: esse sono fatte della stessa unica sostanza, eterna, immutabile ed immobile, mentre a noi sembrano nascere e morire, muoversi e trasformarsi. Tutti questi enti apparenti, inclusa l�aria (infatti l�aria non � il vuoto e pertanto contiene altrettanto essere di quanto ne contengono i corpi solidi e liquidi) sono contigui e senza contorni che li delimitano e perci� continui e sono tutti costituiti da una sostanza unica, da un �continuum� omogeneo che � l�essere.
"L'essere �, il non essere non �"
Poich� l'essere riempie tutto lo spazio esistente ("viene a contatto con i confini": 8, 49) e coincide con esso, al di fuori e al di l� di esso non esiste nient'altro.
Ipotetici enti esterni all'essere non possono esistere e non devono neppure essere pensati, perch�, trovandosi fisicamente e concettualmente all'esterno della sfera dell'essere, cio� di ci� che esiste, non possono esistere. Ma non soltanto il 'non essere' non esiste all'esterno del globo dell'essere; esso non esiste neanche all'interno dell'essere (sotto l' impensabile aspetto di vuoto, di
mutamento di forma, di cambiamento di colore e di luogo, di nascita e di morte).
"L'essere non si trasforma"
Infatti l'essere di Parmenide non si trasforma, non diviene, non cambia mai luogo, rimane sempre uguale ed � eterno. In verit�, dal punto di vista logico, se una cosa � oggi diversa da come era in passato, essa non � pi� la stessa cosa. Se una foglia verde �
divenuta gialla, essa non � pi� lo stesso ente; se un uomo che ha i capelli neri poi
li avr� canuti non � pi� lo stesso uomo; una pianta che forma nuovi rami e germogli
non � pi� quella di prima ma un'altra; e cos� via. Parmenide ed i suoi allievi ritengono che se l�essere fosse soggetto a trasformazione, a cambiamento, esso gradualmente diventerebbe non essere; infatti le cose, trasformandosi,
a) diventano qualcosa d'altro, di diverso da se stesse, perdendo cos� la propria
identit�, la propria essenza: "Se si trasforma, deve perire ci� che prima era e ci�
che non � deve nascere: ecco che l'essere per� e il non essere nacque" (Melisso, allievo ed esegeta di Parmenide: 7,2; 8,6);
b) e gradualmente giungono alla morte: "Se l'essere mutasse anche solo di un capello in diecimila anni, andrebbe interamente distrutto in tutta la durata dei tempi" (Melisso 7,2).
Il ragionamento logico ci dice che un ente, per rimanere se stesso, non pu�
mutare e, se non muta, potr� rimanere in eterno.
"La stessa cosa sono il pensare e la cosa pensata"
Poich� l'essere � l'unico ente esistente, esso � l'unico oggetto del pensiero:
"la stessa cosa sono il pensare e la cosa pensata" (8, 34), "� infatti la stessa cosa
pensare ed essere" (frammento 3). Se non esistesse nulla, non ci sarebbe nulla da
pensare. Se non esistesse l'essere, non esisterebbe neanche il pensiero. "Infatti
senza l'essere� non troverai il pensare" (8, 35-36). Il pensiero � pensiero dell'essere. L'essere � al tempo stesso ci� che esiste e l'unico oggetto del pensiero.
L�essere di Parmenide � oggetto o � concetto?
Credo che Parmenide sia partito dal ragionamento logico che ho esposto nel mio libro e nel quale non posso dilungarmi qui per motivi di spazio e poi abbia compiuto la fusione tra concetto logico e cosmo, tra pensiero ed essere, tra pensare e cosa pensata. Cos� nel frammento 8 l�essere � che nei frammenti precedenti rappresentava il concetto logico di esistente, era �ci� che �� in senso concettuale, contrapposto al non essere, cio� al nulla � assume la configurazione fisica di �ci� che esiste nel cosmo�, della sostanza unica ed uniforme costituente il cosmo, fino a coincidere con il cosmo stesso. Infatti vediamo che esso mostra di avere una consistenza fisica: � �continuo� (8,6; 8,25); �Ma poich� c�� un limite estremo, � limitato� (8,42); �viene a contatto con i confini� (8,49); inoltre l�essere � grande, contenuto �nei limiti di grandi legami� (8,26). L�essere di Parmenide � quindi la sostanza corporea unitaria del mondo e contemporaneamente il concetto logico di essere esistente. Nella sua �visione� assolutamente unitaria Parmenide teorizza dunque un ente che � contemporaneamente: fisico-cosmologico: esso � tutto ci� che esiste nel cosmo, e quindi il cosmo stesso; metafisico: esso � la sostanza invisibile che �sta dietro� a tutte le singole apparenti �cose� che quotidianamente percepiamo, costituendole e permeandole; ontologico: � l�unico essere esistente, � �ci� che ��, �to on�; logico-concettuale: essendo l�unico ente esistente, � l�unico oggetto del pensiero; la mente riunifica l�essere, che i sensi avevano erroneamente suddiviso in molteplici cose.
�Vie� e �discorsi� di Parmenide: non esiste un �terzo discorso� (cosiddetta �terza via�)
Nel mio libro ho preferito parlare di discorso sulla Verit� e di discorso sulle Opinioni anzich�, come spesso si fa, di via della Verit� e di via delle Opinioni. Lo stesso Parmenide, quando intende parlare di discorso, usa le parole �logos� (�pist�n logon�=discorso degno di fede: 8,50) e �muthos� (2,1; 8,1); quando vuole parlare di via, usa i termini �od�s�=via (8,1; 8,18) e �od�s dizesios�=via di ricerca: (2,2; 6,3; 7,2). Distinguendo discorsi e vie, ho potuto concludere che i discorsi di Parmenide sono due: quello della Verit�, rivelato dalla Dea a Parmenide (frammenti da 2 a 8,50), e quello delle Opinioni, presentato dalla Dea a Parmenide come fallace (frammenti da 8,50 a 19). In conclusione il discorso esistente � UNO, quello della Verit� e dell�Essere, perch� il secondo, essendo relativo alle apparenze, non � valido. Invece le vie di ricerca sono quattro: UNA esatta (�l�essere ��: 2,3; 6,1; 8,2) e tre erronee (�l�essere non ��: 2,5; �l�essere e il non essere sono la stessa cosa e non la stessa cosa�: 6,8-9; �le cose che non sono esistono�: 7,1).
Alcuni insigni Autori, validissimi traduttori, interpreti e commentatori dei filosofi greci e valenti filosofi essi stessi, hanno ipotizzato un �terzo discorso� nel poema di Parmenide, quello delle �apparenze plausibili�. Essi sono stati tratti in inganno da:
una non completamente esatta traduzione e/o interpretazione dei versi 1,31-32 e 8,38-41;
l�apparente contraddizione tra 8,50-52 e 8,60-61;
il fatto che Parmenide dedichi molti versi (i frammenti 9-19 e le parti mancanti tra di loro) alla descrizione del mondo apparente, che � a parer loro � se fosse �ingannevole� e non piuttosto �plausibile�, non li meriterebbe.
In realt� i versi 1,31-32 sono chiari. La Dea dice a Parmenide che � necessario che egli impari tutte le cose e precisamente:
a) il solido cuore della ben rotonda Verit�, cio� l�Essere (discorso sulla verit�: frammenti da 2 a 8,50);
b) le opinioni dei mortali, cio� le apparenze, nelle quali non c�� vera certezza (discorso sulle opinioni dei mortali: frammenti da 8,50 a 19);
c) �come� bisognava che fossero veramente le apparenze che passano tutte continuamente, cio� �come� devono essere interpretate le apparenze cui si fa riferimento nel discorso b). IL PUNTO c) ANTICIPA LA SPIEGAZIONE DEL DISCORSO b), contenuta poi in 8,38-41: (�a questo unico essere saranno attribuiti tanti nomi/quante sono le cose che i mortali proposero, credendo che fossero vere,/che nascessero e perissero, che esistessero e non esistessero,/ che cambiassero luogo e mutassero luminoso colore�), NON E� UN �TERZO� DISCORSO!
Tutto ci� che la Dea dice a Parmenide dopo 8,50-52 �CON CIO� INTERROMPO a te il discorso degno di fede e la riflessione intorno alla verit�: D�ORA IN POI impara le opinioni dei mortali ascoltando l�ingannevole costruzione delle mie parole� � falso, � apparenza. Il fatto che in 8,60-61 la Dea affermi �A te io espongo completamente l�ordinamento verosimile, cosicch� giammai qualche opinione dei mortali ti superer�� non significa che i versi 8,53-59 dicano falsit� e quelli dei frammenti da 9 a 19 presentino descrizioni �plausibili�: sia gli uni che gli altri sono stati correttamente posti da Diels dopo lo spartiacque di 8,50-52 e sono sempre opinioni umane, sia che appartengano agli altri mortali sia che appartengano a Parmenide, suggeritegli dalla Dea a solo scopo dialettico, come vedremo dopo. Del resto il dualismo (�in questo hanno errato�: 8,54) dei versi 8,53-59 continua nel frammento 9: �poich�, se n� l�una n� l�altra � presente, c�� il nulla�, ma sempre secondo l�erronea credenza dei mortali! SIAMO SEMPRE DOPO 8,50-52, LO SPARTIACQUE! Nel discorso sulla Verit� non c�� posto per il dualismo, n� naturalmente per il pluralismo. In Parmenide c�� l�apoteosi del monismo, il suo � un monismo assoluto: uno � l�essere, che viene impropriamente suddiviso dai mortali nelle molteplici cose (8,38-41); una � la mente, che assiste gli innumerevoli uomini (frammento 16) e pensa l�essere (4,2-4; 8,34-36); una � la via (�dalle molte voci� [1,2], dalle molteplici ipotesi, di cui una sola � quella della Verit�, dell�essere: �che l�essere �� [2,3; 6,1; 8,2]); e queste �entit��, la mente, la Dea, la via, convergono e sono contenute nell�unico discorso corretto (quello della divina Verit�, conosciuta soltanto dalla Dea e rivelata al solo Parmenide); esse, come tutte le altre che percepiamo o immaginiamo, sono manifestazioni dell�essere, sono impregnate della sostanza unitaria dell�essere.
Allora � si chiedono i sostenitori del �terzo discorso� � perch� Parmenide dedica tanti versi, tutta la terza parte del poema (dopo il proemio e la via della verit�), alla descrizione delle apparenze?
In parte lo spiega la Dea stessa: �cosicch� giammai qualche opinione dei mortali ti superer��. Ella desidera che il suo protetto, in un probabile agone dialettico con altri pensatori, dopo aver esposto la propria teoria sull�Essere, non venga superato dagli altri uomini neppure nella �ingannevole� (8,52) descrizione delle splendide e molteplici apparenze. Parmenide (�l�uomo che sa�: 1,3) intende dire agli altri uomini (�che nulla sanno�: 6,4): io, prescelto dalla Dea, so come � il mondo reale, il mondo dell�Essere conosciuto solo dagli Dei e disvelato soltanto a me, per�, se volete che io mi cimenti con voi nel descrivere il mondo come lo vediamo noi mortali, so farlo in maniera pi� dettagliata e pi� poetica di tutti voi.
Dobbiamo inoltre considerare che Parmenide ha deciso di esporre la sua teoria filosofica in poesia e non in prosa. Dopo il proemio, suggestivo e poetico, � stato per� costretto ad esprimere in versi (ben poco poetici: Parmenide � un grande filosofo, ma non possiede il genio poetico di Lucrezio che fu in grado di trasporre mirabilmente in poesia le teorie filosofiche di Epicuro, tanto che Foscolo defin� il �De rerum natura� con le parole �il sovrumano poema di Lucrezio�) dal frammento 2 al frammento 8 pesanti e poco poetiche affermazioni filosofiche sull�Essere. Egli ha ora bisogno assolutamente di concludere il poema diffondendosi ampiamente su qualcosa di poetico, cio� sul mondo delle Opinioni, perch� questo, anche se � solo apparente, � molto bello, ricco di astri, costellazioni, esseri umani, raggi del sole, luce riflessa della luna che splende di notte, ecc.
Un altro motivo � verosimilmente il seguente. Parmenide aveva svolto per molti anni, come i suoi predecessori, l�attivit� di filosofo naturalista, durante la quale aveva conseguito importanti conoscenze e scoperte; probabilmente egli stava raccogliendo le proprie osservazioni e considerazioni sui fenomeni naturali in un manoscritto inedito, destinato ad essere successivamente reso pubblico con il consueto titolo �Per� f�seos�, quando, durante le sue meditazioni sugli �enti� che gli �passavano continuamente� davanti agli occhi, concep� la straordinaria intuizione della dottrina dell�Essere. Sebbene i risultati delle sue speculazioni precedenti fossero quindi stati superati dalla teoria dell�Essere e pertanto declassati da Parmenide stesso al rango di �opinioni�, egli desiderava evitare che essi, e con essi tutto il suo lavoro intellettuale di tanti anni, andassero perduti. Pertanto egli, avendo scritto un�unica opera (non potendo evidentemente scriverne due contenenti teorie contrapposte), ha fatto confluire in essa, nella parte dedicata alle �opinioni�, le conclusioni cui era pervenuto nello studio degli eventi della natura, bench� ritenesse ormai che esse non fossero valide. Perci� � come preannuncia nei frammenti 10 e 11 � nei frammenti perduti ha presumibilmente descritto come egli aveva precedentemente ed erroneamente interpretato la natura del cielo, delle costellazioni e della luna, le �opere� del sole e della luna, l�origine della terra, del sole, della luna, dell�etere, della via lattea, dell�olimpo, degli astri, della volta celeste e come essa sostenga le estremit� degli astri, nel frammento 12 come siano nate le sfere celesti e l�origine dell�attrazione sessuale, nei frammenti 14-15 come la luna risplenda di notte di luce non sua ma riflessa dal sole, e nei frammenti 16-17-18 come la parte preponderante della sostanza degli organi del corpo umano, quella che li governa e dirige, sia il pensiero, come si formi l�embrione umano e come esso sia collocato nell�utero e cosa accade se i semi della femmina e quelli del maschio non si mescolano correttamente. Ma poi nel frammento 19 conclude ribadendo che tutte queste cose avvengono �secondo l�opinione� e non secondo la verit�, e �
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Nella foto di copertina: Porta Arcaica e Porta Rosa ad Elea (attuale Ascea Marina, in provincia di Salerno). In primo piano si vedono i pochi resti della Porta Arcaica (costruita intorno al 500 a.C., quando Parmenide era un giovinetto), sullo sfondo la bella e famosa Porta Rosa (edificata nel 350-340 a.C.). Esse dividono la strada che congiungeva il quartiere meridionale di Elea con quello settentrionale. Parmenide (515-440 a.C.) vide la Porta Arcaica e pass� spesso attraverso essa; probabilmente si ispir� ad essa ed al suo funzionamento nella descrizione della porta nel proemio del poema.
Nella foto di copertina dell�edizione ridotta: Via di Porta Rosa ad Elea.
L'autore, nel tradurre il poema di Parmenide, interpreta in maniera originale alcuni brani, principalmente
1, 32 (dia pantoV panta pervnta = che passano tutte continuamente);
6, 2 (mhden = niente affatto);
8, 5 (oude pot' hn oud' estai = non qualche
volta era o qualche volta sar�); l'intero frammento 16; ed in maniera particolarmente chiara
8, 38-41 (tvi pant' onoma estai...= esso avr� per nome
tutte le cose...). Viene cos� chiarito in modo conclusivo il ruolo delle apparenze (1, 31-32) e quello del pensiero (fr. 16) e come l'essere si estenda fino a riempire tutto lo spazio cosmico concesso dalla Legge Divina (8, 47-49). Vengono altres� risolti alcuni complessi problemi esegetici che da secoli angustiano gli studiosi del poema (6, 2; 8, 5; 8, 19).
L'ottima traduzione � corredata da una esplicativa ed illuminante parafrasi.
In questo libro l'autore riesce ad "entrare nella testa" del filosofo di Elea, a ricostruire mirabilmente passo dopo passo il procedimento logico da lui seguito nella elaborazione della sua dottrina ed a fornirci l'interpretazione autentica, completa e definitiva del poema.
Leggendo il libro si pu� non soltanto capire che cos'� l'essere di Parmenide,
ma si riesce per la prima volta a "vederlo" davanti a s� esattamente come lo "vide"
il filosofo eleate nella sua "illuminazione divina".
Sono inoltre affrontati altri importanti problemi filosofici: il problema dell'infinito, del vuoto, del tempo, del divenire e dell'eternit�, dell'origine dell'universo e della nostra esistenza, di Dio, della vita e della morte, del libero arbitrio, della prescienza di Dio, della conservazione della massa e dell'energia, della morte delle stelle.
[ Indice del libro ] - [ Recensione del prof. Arnaldo Di Tommaso ]
Da leggere l'estratto dal libro:
[ IL POEMA DI PARMENIDE: testo, traduzione e parafrasi ]
CAPIRE LA FILOSOFIA.
Breve e semplice storia della filosofia